Tenete in considerazione che tutti questi cambiamenti di tonalità e contrasto dovuti all’utilizzo dei filtri, nella fotografia analogica li vedrete dopo lo sviluppo (e, se non avete dimestichezza nell’esaminare i negativi, dopo la stampa), mentre nella Leica Q2 Monochrom vedrete immediatamente nel mirino elettronico il risultato finale, ancor prima di scattare. Vale lo stesso anche se si utilizza la Leica M10 Monochrom con il Live View, oppure con il mirino elettronico.
Per dare una valenza scientifica alle varie prove fatte con i filtri, e avvalendomi della mia esperienza in fotografia analogica tanti anni fa, mi sono rifatto ai libri di Ansel Adams (La Fotocamera, Il Negativo, La Stampa), e ho utilizzato la classificazione dei filtri più usati all’epoca, quelli in gelatina della Kodak Wratten.
La scala è la seguente:
N° 12 Giallo medio,
N° 15 Giallo scuro,
N° 25 Rosso medio,
N° 29 Rosso scuro,
N° 44 Verde,
N° 47 Blu.
Il fattore filtro, cioè la correzione che dobbiamo dare all’esposizione per compensare la perdita di luce dovuta all’utilizzo del filtro, è ovviamente già presente al momento dello scatto, se lavoriamo in totale automatismo, oppure in priorità di diaframma o in priorità di tempi, consiglio però di osservare attentamente all’interno del mirino elettronico e fare eventualmente fare qualche aggiustamento, a seconda del proprio gusto estetico.
Va considerato infine, che l’utilizzo dei filtri sulle macchine digitali darà un risultato meno marcato rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare dalla risposta di una pellicola. Spesso sarà utile utilizzare un filtro di intensità maggiore.
Questi ultimi due esempi sono scattati l’8 marzo 1997 su pellicola Kodak T-Max 100 asa, filtro giallo Kodak Wratten N° 15, e filtro rosso scuro Kodak Wratten N° 29.