Venerdì 20 dicembre alle 18:30 avrò il piacere di accogliere Michael Kenna al Centro Scalzi di Venezia. In una conversazione parleremo del suo ultimo libro “Venezia. Memorie e tracce, che offre uno sguardo approfondito ai capolavori in bianco e nero del fotografo britannico, molti dei quali sono presentati nello stesso formato delle stampe originali.
Nel corso della serata parleremo della pratica fotografica unica di Kenna, caratterizzata da lunghe esposizioni, spesso della durata di diverse ore. Questa tecnica gli permette di rivelare dettagli nascosti del paesaggio veneziano. La sua macchina fotografica cattura una varietà di soggetti, da cappelle e lucernari avvolti nella nebbia, a stelle cadenti sopra campanili, archi di palazzi, stendibiancheria, archi di gondole, ponti, statue da giardino e pali ritorti che sporgono dalla laguna nera, che ricordano figure antiche.
Le fotografie di Kenna giocano magistralmente con luci, ombre e riflessi, catturando l'intensità poetica di Venezia come nessun altro fotografo.
La splendida mostra di Simon Berger al Museo del vetro a Murano
La splendida mostra dell’artista svizzero Simon Berger presso il Museo del vetro a Murano, dal 28 gennaio al 7 maggio 2023.
Sono esposte circa una ventina di opere, tutte interamente create con il vetro e site specific, cioè pensate proprio per lo spazio all’interno del Museo del vetro.
Con colpi di martello sulle lastre di vetro, Simon Berger incide immagini che lasciano un’impronta duratura.
Sul prestigioso Artribune l'articolo sul libro "Uno, nessuno e cinquantamila"
A seguito della presentazione del mio ultimo libro: “Uno, nessuno e cinquantamila - dentro le case dei veneziani”, è stato pubblicato su Artribune questo bell’articolo in proposito:
Presentazione libro "Uno, nessuno e cinquantamila - dentro le case dei veneziani" al Museo Correr
Nella splendida cornice del Museo Correr in Piazza San Marco a Venezia, ho presentato, insieme al Professore Riccardo Caldura, Direttore dell’Accademia di Belle Arti e alla dott.ssa Anna Toscano, il mio nuovo libro fotografico "Uno, nessuno e cinquantamila - dentro le case dei veneziani".
Punta della Dogana
Il panorama senza tempo da San Marco verso Punta della Dogana.
Foto scattata poco distante da piazza San Marco, in fondo ad una calle, la vista si apre in questo bellissimo panorama. Un buon posto per un controluce, ma anche in una giornata nebbiosa. Ho usato la mia Leica Q2 con Summilux 28mm zoomato a 50mm, iso 100, 1/1000s f/8.
Ora, dopo il restauro di Tadao Ando, Punta della Dogana è una bellissima sede espositiva di opere dalla collezione di François Pinault.
Il mio prossimo libro fotografico
Per fare un libro bisogna avere qualcosa da dire, le competenze tecniche devono essere al servizio di un’idea.
Nel mio prossimo libro fotografico il concetto sarà sulla perdita dell'identità, e per questo motivo ho scelto come palcoscenico le case dei veneziani, con ritratti all'interno i veneziani stessi.
Quale altra città può vantare una identità millenaria, che ancora oggi si può vedere camminando per le strade, oppure dentro le case? Certo, Roma ad esempio ha una storia molto più antica. Ma con tutto il rispetto, possiamo dire che tutto ciò che resta dell'Impero Romano siano dei musei a cielo aperto?
A Venezia invece non è così. Essendo Venezia un'isola, non è stata distrutta per far spazio alle automobili. A Venezia le persone vivono dentro a delle case che sono antiche di cinquecento, anche di settecento anni, ma non sono dei musei.
A breve uscirà il mio libro su questo argomento, e ne darò più ampio spazio su questo blog.
In questo momento mi trovo presso l'editore Biblos e stiamo controllando insieme ai suoi collaboratori gli ultimi dettagli.
Stay tuned!
La mostra di Anselm Kiefer nella Sala dello Scrutinio nel Palazzo Ducale di Venezia
Il titolo della monumentale mostra di Anselm Kiefer nella Sala dello Scrutinio nel Palazzo Ducale di Venezia proviene da uno scritto del filosofo veneziano Andrea Emo: Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po' di luce (Questi scritti, quando bruciati, faranno finalmente un po' di luce). Le opere sono state realizzate dall’artista tedesco tra il 2020 e il 2021, e dialogano con i dipinti originali del soffitto.
Il tema che l’artista si propone di sviluppare è il rapporto tra arte contemporanea e musei, da qui il titolo della mostra, “Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po' di luce “ tra l’ironico e il cinico, o il rassegnato, se vogliamo.
L’opera di Anselm Kiefer che si svela davanti ai nostri occhi, è monumentale e grandiosa. Sia Emo che Kiefer ci ricordano che questi dipinti emergono dalla negazione, dalla cancellazione degli altri preesistenti su cui si sovrappongono. E non parliamo di dipinti qualunque: gli artisti che hanno lavorato nella sala dello scrutinio, dopo l’incendio che la distrusse nel 1577, sono Jacopo Tintoretto, Andrea Vicentino e Palma il Giovane.
Proprio a causa di quell’incendio, alcuni dipinti andarono distrutti, e nuovi dipinti vennero realizzati. Ora i dipinti di Anselm Kiefer si sovrappongono a quelli preesistenti e saranno destinati a morire una volta disallestiti dal Palazzo Ducale.
Artigiani – Istanbul e Venezia
Venezia e Istanbul, le due città non sono poi così lontane l'una dall'altra, soprattutto guardando la loro storia.
Venezia iniziò la sua vita facendo parte dell'Impero Bizantino e la sua capitale fu l'attuale Istanbul. Artigiani a Venezia e Istanbul
Read MoreSteve McCurry a Venezia
Steve McCurry a Venezia alla ricerca degli angoli più nascosti di Venezia con Marc De Tollenaere. Tour Fotografico Venezia
Read MoreLa Scuola degli Schiavoni - o Scuola Dalmata - in una luminosa giornata a Venezia dopo un temporale
La scuola degli Schiavoni fotografata durante un Photo Tour a Venezia in una luminosa giornata dopo un temporale
Read MoreLeica Akademie Discovering Venice - 2022
Il Leica Akademie Discovering Venice è una grande opportunità per scoprire Venezia con al collo la migliore fotocamera di tutti i tempi! Questo Workshop fotografico è giunto al suo 8° anno ed è sempre un piacere incontrare nuovi studenti provenienti da tutta Italia e da tutta Europa. Le prossime date sono già on-line, se lo desiderate potete dare un'occhiata a questo link:
https://store.leica-camera.com/it/it/akademie/home
Se preferisci puoi anche prenotare con me un Tour Fotografico privato, per un giorno, o per più giorni, anche se non possiedi una Leica, i miei Photo Tour a Venezia sono pensati per chi vuole vedere e fotografare il parti nascoste di Venezia fuori dai sentieri battuti. Puoi prenotare il tuo Photo Tour privato a Venezia seguendo questo link:
https://www.photowalkinvenice.com/prenotazione
Ci vediamo presto a Venezia!
Il grande scrittore francese Daniel Pennac a Venezia
Ho avuto una grande opportunità di incontrare e fotografare lo scrittore francese Daniel Pennac e sua moglie durante la loro recente visita a Venezia.
Grazie ad un amico comune, dove la coppia vive abitualmente durante il loro soggiorno a Venezia, ho conosciuto Daniel Pennac, un uomo molto simpatico e alla mano. Confesso di non aver letto molti dei suoi libri, ma credo che adesso inizierò a farlo.
Ho aggiunto questa foto alla mia serie “Nelle case dei veneziani”.
Scattata con una Leica Q2, in una stanza molto buia, nel tardo pomeriggio.
Apesso quando leggo i dati exif delle immagini che scatto negli interno con la Leica Q2 mi sembra quasi impossibile: 1/13 sec.; f/1,7; ISO 1600.
Diaframma f/1,7 e 1/13s a 1600iso significa che siamo in un luogo estremamente buio e che se avessi anche solo dimezzato il tempo di scatto avrei rischiato il mosso.
Oggi a Venezia è tempo di Regata Storica!!!
Ogni anno, la prima domenica di settembre, a Venezia, è tempo di regate!
Lungo il Canal Grande, centinaia di veneziani sulle loro barche e migliaia di turisti sulle rive, assistono alla sfilata in costumi che ricordano l'arrivo a Venezia di Caterina Cornaro, regina di Cipro.
Dopo la sfilata arriva il momento più emozionante: la regata su barche tipiche.
Prima i bambini, poi i giovani sotto i 18 anni, poi gli uomini su "Caorline", le donne su "Mascareta" e gli uomini su "Gondolini".
Quest'anno, per la prima volta, la corsa dei “Gondolini” è stata vinta da padre e figlio: Rudi e Mattia Vignotto. Il padre Rudi, leggenda tra i regatanti, è alla sua 17esima vittoria, con vari partner nel corso degli anni.
L'isola di Poveglia
Oggi l’isola di Poveglia è un affascinante luogo da visitare, a patto di stare molto attenti e di avere una barca privata a disposizione. Questo luogo viene citato per la prima volta nelle cronache del 421, quando le popolazioni da Padova e da Este trovarono rifugio nella laguna dalle invasioni barbariche seguite alla caduta dell’impero romano. La popolazione crebbe insieme a quella di Venezia, al punto che nel IX secolo venne governata da un apposito Podestà.
Gli abitanti di Poveglia vennero trasferiti alla Giudecca dopo l’attacco della flotta Genovese del 1379, e l’isola rimase quindi disabitata per secoli.
Nel 1793 venne trasformata in luogo di confino per i malati di peste, e il lazzaretto venne chiuso nel 1814.
Nel 1922 gli edifici vennero adibiti ad ospedale per malati di mente ed in seguito a casa di cura fino al 1968. Poi l’isola venne completamente abbandonata, e tra le sue rovine si possono trovare molti spunti fotografici interessanti.
Attenzione che chi ci va, lo fa a suo rischio e pericolo perché molte parti degli edifici sono pericolanti.
Rai3 Geo
Un grande piacere vedere questo reportage che Rai 3 Geo ha realizzato su Venezia e sugli ultimi veneziani. Io sto fotografando in giro per le calli e dentro alla casa del pittore Piergiorgio, per il mio progetto sui veneziani nelle loro case. Potete vedere l'intero reportage (è in italiano) seguendo questo link:
Utilizzo dei filtri su Leica Q2 Monochrom
Con le Leica Monochrom, sia M10 che Q2, si ha la possibilità di usare i filtri ottici, esattamente come avviene nella fotografia analogica, vediamo come.
Come sappiamo, fotografare in digitale con le Leica Monochrom significa anche avere la possibilità di usare i filtri ottici, esattamente come avviene nella fotografia analogica.
Per chi fosse digiuno di questi concetti, informo che i filtri in questione sono dei materiali ottici piani, in vetro (che deve essere di ottima qualità) o in gelatina, colorati in maniera specifica per limitare la trasmissione della luce (lunghezze d’onda) di differenti colori.
Un filtro, in termini di valori nel risultato finale, schiarisce il suo colore e scurisce i suoi colori complementari.
Prendiamo ad esempio uno dei filtri più usati: il giallo.
Questo filtro schiarirà il suo colore (il giallo), e anche tutti i colori adiacenti che contengono un po’ di giallo (arancio, giallo verde, verde), e scurirà i suoi opposti (blu, cyan, violetto).
Il filtro verde invece schiarirà il verde e scurirà il rosso (suo opposto), ed il magenta.
Tutto ciò avviene in maniera abbastanza evidente nella fotografia analogica, e sarebbe praticamente impossibile nella fotografia digitale, perché la presenza di un filtro colorato farebbe impazzire un altro filtro, quello di Bayer, che è quello che ci permette di vedere i colori nei nostri files.
Dal momento però che le Leica Monochrom (le M Monochrom prima, e da qualche giorno anche la Q2 Monochrom) sono sprovviste del filtro di Bayer, ecco che diventa possibile utilizzare i filtri colorati per ottenere una immagine quasi del tutto finita in termini di tonalità e contrasto, già al momento dello scatto.
Andiamo a vedere nel dettaglio alcuni esempi: questa foto a colori, eseguita con Leica M10, ci mostra uno scorcio di Burano, splendida isola della laguna di Venezia.
La prima foto in bianco e nero, eseguita con la Leica Q2 Monochrom, mostra il risultato in scala di grigi, trasmettendo la quantità di luce che viene riflessa da ogni superfice.
L’utilizzo di un filtro rosso (seconda immagine in bianco e nero) mi ha permesso di schiarire il muro magenta sulla sinistra, e di scurire il muro blu sulla destra, dando una maggiore separazione e contrasto alla scena. Notate come il capitello dei Vigili del Fuoco, davanti al muro blu, essendo rosso, diventa anch’esso molto più chiaro. Notate inoltre come la porzione giallo ocra della facciata adiacente al muro blu diventi, con l’uso del filtro rosso, quasi un tutt’uno con il blu stesso.
Questo avviene perché il filtro rosso ha schiarito leggermente il giallo e scurito il blu. Senza filtro avevano valori molto diversi, con il filtro rosso invece sono quasi appaiati.
Altro esempio utilizzando il filtro rosso, qui la scena parla da sola:
Questo schema, preso dal libro di Ansel dams “Il Negativo”, rappresenta un utile punto di riferimento per la scelta dei filtri. Si vede, ad esempio, che il filtro giallo scuro N° 15 rischiara il giallo e scurisce il blu, il colore che appare sul lato opposto del cerchio.
Altro esempio, qui siamo nello splendido chiostro dell’Abbazia di Follina (TV).
La prima foto è senza filtro, e si nota già un buon contrasto.
Osservate però la seconda, in cui ho usato un filtro giallo (N°12 della classificazione Kodak Wratten, più avanti ne do la spiegazione): noterete subito che c’è una maggiore separazione tra il blu del cielo e le nuvole (che sono bianche, e quindi non influenzate dal filtro. Anche i mattoni del campanile, che sono arancioni, risultano essere più chiari, in quanto nell’arancione c’è molto giallo e, come dicevo prima, il filtro colorato (giallo in questo caso) schiarisce il suo colore e scurisce il suo complementare.
Terza foto, con filtro giallo/scuro (N° 15 della classificazione Kodak Wratten): i mattoni del campanile sono ancora più chiari, e la separazione tra cielo e nuvole è ancora maggiore.
Quarta foto, con filtro rosso scuro (N° 29 della classificazione Kodak Wratten): si ottiene la massima separazione tra cielo e nuvole e notate come anche le ombre, dovute ovviamente al cielo blu, sono anch’esse più scure.
Nel dettaglio vedete il cespuglio in primo piano, fotografato senza filtro, e con il filtro rosso N° 29. I germogli che erano magenta vengono schiariti e “separati” dal verde del cespuglio.
Tenete in considerazione che tutti questi cambiamenti di tonalità e contrasto dovuti all’utilizzo dei filtri, nella fotografia analogica li vedrete dopo lo sviluppo (e, se non avete dimestichezza nell’esaminare i negativi, dopo la stampa), mentre nella Leica Q2 Monochrom vedrete immediatamente nel mirino elettronico il risultato finale, ancor prima di scattare. Vale lo stesso anche se si utilizza la Leica M10 Monochrom con il Live View, oppure con il mirino elettronico.
Per dare una valenza scientifica alle varie prove fatte con i filtri, e avvalendomi della mia esperienza in fotografia analogica tanti anni fa, mi sono rifatto ai libri di Ansel Adams (La Fotocamera, Il Negativo, La Stampa), e ho utilizzato la classificazione dei filtri più usati all’epoca, quelli in gelatina della Kodak Wratten.
La scala è la seguente:
N° 12 Giallo medio,
N° 15 Giallo scuro,
N° 25 Rosso medio,
N° 29 Rosso scuro,
N° 44 Verde,
N° 47 Blu.
Il fattore filtro, cioè la correzione che dobbiamo dare all’esposizione per compensare la perdita di luce dovuta all’utilizzo del filtro, è ovviamente già presente al momento dello scatto, se lavoriamo in totale automatismo, oppure in priorità di diaframma o in priorità di tempi, consiglio però di osservare attentamente all’interno del mirino elettronico e fare eventualmente fare qualche aggiustamento, a seconda del proprio gusto estetico.
Va considerato infine, che l’utilizzo dei filtri sulle macchine digitali darà un risultato meno marcato rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare dalla risposta di una pellicola. Spesso sarà utile utilizzare un filtro di intensità maggiore.
Questi ultimi due esempi sono scattati l’8 marzo 1997 su pellicola Kodak T-Max 100 asa, filtro giallo Kodak Wratten N° 15, e filtro rosso scuro Kodak Wratten N° 29.
Le Frecce Tricolori su Venezia
Oggi alle 14.05, sorprendendo tutti, perché arrivate con almeno 25’ di anticipo, hanno sorvolato Venezia le Frecce Tricolori.
Un bellissimo cielo azzurro ha lasciato posto alle nuvole e così la pattuglia acrobatica dell’Aeronautica Militare ha potuto omaggiare le vittime del Coronavirus e celebrare in anticipo la festa della Repubblica in una splendida cornice.
Prima e dopo
Ho scattato queste foto a Venezia, esattamente dallo stesso punto, con la differenza che la seconda è stata scattata pochi giorni fa, durante l’epidemia di Coronavirus.
La prima foto risale al 7 settembre 2013, e possiamo vedere chiaramente la grande nave da crociera (Berengo Gardin le chiama “Mostri a Venezia”) che esce dal bacino di San Marco, e le persone che passeggiano in via Garibaldi a Castello, la strada più larga di Venezia. La seconda foto è stata scattata il 15 marzo di quest’anno, quindi nel mezzo dell’epidemia di Covid-19.
Dal confronto tra queste foto possiamo vedere molto chiaramente che – indipendentemente da quello che pensiate – per il momento il problema delle grandi navi per il momento può dirsi risolto.
Ma quello che mi ha sorpreso di più è stato il ritrovare nel mio archivio una foto scattata esattamente 1 anno fa, il 20 marzo 2019, a pochi metri da quella delle grandi navi.
Stavo ripercorrendo i luoghi in cui la grande fotografa della Magnum Inge Morath aveva fotografato nel 1955 a Venezia.
Bene, appare evidente che, appena si lasciano i luoghi più conosciuti e ci si addentra nelle zone residenziali, a Venezia c’è il deserto, che sia in tempo di epidemia oppure no. Inge Morath aveva fotografato i bambini che escono dalla vicina scuola, ma si vedono anche le persone per strada, le lavandaie ecc. Io ho scattato la foto alle 14.40 di un soleggiato pomeriggio di marzo dell’anno scorso, e devo purtroppo constatare che sembra una foto scattata oggi.
Da quando molti veneziani hanno deciso di fare del turismo la monocultura delle loro attività, se si tolgono i turisti sembra di essere comunque in tempo di epidemia…
Sottolineo che, in quanto fotografo professionista con partita iva, che pubblica queste foto sui quotidiani, ho la possibilità di andare a documentare questo momento storico per esigenze lavorative, e in ogni caso cerco di uscire non più di mezza giornata alla settimana. I controlli sono giustamente molto severi e se pensate di uscire a fare la fotina, lasciate perdere e state a casa. Io sono stato controllato sia dall’esercito che dai vigili, che stanno svolgendo un grande lavoro su tutta Venezia.
Marc De Tollenaere
https://www.marcdetollenaere.com/
Viviamo nella più bella zona rossa del mondo…
Per tutti coloro che si stanno domandando come si vive adesso a Venezia
A volte sembra quasi che l’Universo congiuri per riportare le sue leggi e per obbligare con la forza gli esseri umani a vivere in un modo più equilibrato.
Fino ad una settimana fa eravamo intenti a correre da tutte le parti per lavorare 14 ore al giorno (sabati e domeniche incluse, ovviamente) dietro la folle corsa all’oro che mai ha fine, adesso invece ci ritroviamo con ore, giorni e settimane da passare a casa. Non sono dispiaciuto per questo.
Mi piace molto passare il mio tempo con mio figlio, ha 10 anni. Le scuole sono chiuse, e abbiamo la possibilità di imparare insieme, non solo di corsa dal sussidiario, ma anche facendo ricerche e giochi per conto nostro.
Qualche giorno fa abbiamo iniziato la costruzione della sua casa dei sogni, sull’albero che da quel è diventato il suo luogo privilegiato per leggere.
Domenica mattina, insieme al mio amico Paolo, sono andato a vogare in un Canal Grande deserto. Nessun taxi acqueo, nessuna barca a motore privata, niente onde che rovesciano le barche a remi.
I veneziani adesso stanno vivendo come era per loro abituale fino a trenta anni fa, prima che decidessero in maniera troppo facile e con una visione troppo miope, di fare del turismo la monocultura della attività economiche a Venezia. Parlando con le persone più anziane, tutti si ricordano che fino all’inizio degli anni ’90 molti alberghi chiudevano da novembre a Pasqua, e i gondolieri avevano un secondo lavoro da fare fuori stagione. A Venezia per secoli sono esistiti anche altri lavori, non solo il turismo. Il fatto è che fino a 30 anni fa a Venezia vivevano 100.000 persone residenti, adesso invece non ci sono più né turisti, né residenti.
Questa mattina gli spazzini erano regolarmente al lavoro, ma non avevano granché da fare… Si può camminare e fermarsi di fronte ai maggiori monumenti che hanno fatto di questa città la più importante del mondo in fatto di arte. Questi luoghi sono di solito affollati da centinaia di turisti intenti a farsi i selfies senza nemmeno capire che cosa hanno di fronte. Qualche tempo fa ho sentito italiani farsi il selfie di fronte al Ponte dei Sospiri, credendo che fosse il Ponte di Rialto.
Ieri invece il Ponte dei Sospiri era tutto per me, e ho potuto finalmente apprezzare la linea dei tre ponti uno dietro all’altro e la prospettiva del Palazzo Ducale sulla sinistra e delle prigioni sulla destra. Lo stesso deserto era in Piazza San Marco e sotto le arcate del Palazzo Ducale.
In un momento come questo, più che i turisti, mi mancano i residenti, persone cacciate da Venezia dai loro stessi fratelli veneziani, i quali hanno deciso di cambiare ogni appartamento, cantina o soffitta in un B&B.
Per quanto riguarda l’epidemia di Covid 19, finora tre persone sono morte a Venezia, tutte già affette da gravi patologie precedenti.
Quindi:
mi dispiace per quelli che sono morti;
mi dispiace per quelli che sono senza lavoro per le prossime settimane;
mi dispiace per quelli che devono pagare € 5000, oppure € 10.000, oppure € 15.000 (al mese, non all’anno) per affittare un negozio da 100 metri quadri.
Non mi dispiace per tutti i veneziani che hanno deciso di cacciare i loro fratelli fuori da Venezia e che adesso si ritrovano vuoto il loro B&B;
Non mi dispiace per quei veneziani che hanno alzato i prezzi di ogni metro quadrato a Venezia fino a cifre da capogiro, obbligando gli artigiani a chiudere e facendo sparire fornai, fruttivendoli e tutto il resto. Mi auguro che quelle cifre non verranno mai più pagate.
Detto questo, in ogni caso è un privilegio poter vivere nella più bella zona rossa del mondo.
Marc De Tollenaere
Che mille fiori fioriscano - Anselm Kiefer
Fiora emergeva da un sogno o da un incubo, da un vortice che evoca lo spazio per la scenografia di un’opera lirica.
Alcuni giorni dopo la tremenda acqua alta che ha colpito Venezia durante la notte del 12 novembre 2019, ho ricevuto una telefonata dalla mia amica Fiora. Mi disse che aveva appena sparso nel corridoio del suo appartamento al terzo piano tutti i libri che normalmente lei tiene nel magazzino al piano terra, per fare in modo che si asciugassero, e che dovevo assolutamente vedere questa cosa. Appena sono entrato in casa sua la scena davanti a me era incredibile.
Mi sono sentito come se fossi entrato in un dipinto di Anselm Kiefer: centinaia di libri – i pensieri e gli appunti di suo marito, il Mago della grande Inter Helenio Herrera – erano sparsi alla rinfusa sul pavimento come se fossero onde della appena passata alta marea.
“Che mille fiori fioriscano” è il titolo di una lunga serie di dipinti di Anselm Kiefer: esattamente come Mao Zedong nei dipinti di Ansel Kiefer, Fiora emergeva da un sogno o da un incubo, da un vortice che evoca lo spazio per la scenografia di un’opera lirica. Non c’era nessuno attorno a lei, nessuno ad ascoltarla. Era una statua nel deserto di acqua. Stava seduta alla fine del corridoio tenendo in mano un triste leone (il leone è il simbolo di Venezia) e una candela nella mano sinistra, e avevo la netta sensazione che il torrente di libri si muovesse verso di me.
Il pavimento si allarga a mano a mano che ci si avvicina alla base della foto, ed è l’unica via di accesso in casa dalla posizione dello spettatore; oppure, si potrebbe dire che chi guarda è già parte dell’immagine stessa.
Un suo tentativo di sublimare il disastro, cercando di rimuovere i drammi della storia, come fossero inquietudini da cui uscire in senso positivo.
Helenio Herrera, il mago della grande Inter che vinse tutto negli anni ’60, era un uomo indomabile, determinato a far girare sempre il fato a suo vantaggio. Fiora, la sua vedova, ha trasformato questa tremenda alluvione in un’opera d’arte, e so che questo era il suo modo per sublimare l’apocalisse che ha colpito Venezia.