L'antica tipografia vicino alle Fondamente Nuove.

In questo caso la fotografia panoramica rende molto bene l'interno di questa antica tipografia!

Antica-tipografia-a-Cannaregio.

C'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire durante un Photo Tour! Questa volta infatti, mi trovavo vicino alle Fondamente Nuove, in attesa di prendere il vaporetto che ci avrebbe portati a Burano, la bellissima isola della laguna con le case colorate di mille colori diversi. Ho visto questo antico laboratorio e non ho resistito: sono entrato con la mia Leica M e l'obbiettivo Elmarit 21mm (fortunatamente avevo anche il treppiedi Gitzo con me) e ho scattato a 6" f13 iso200.

Iniziamo un Photo Walk da Rialto

La Theriaca (o Teriaca) era uno dei preparati medicamentosi più in voga a Venezia, a metà strada tra il farmacologico e il magico

Sulla Salizada Pio X, che da Campo San Bartolomio conduce al Ponte di Rialto, all’altezza dell’anagrafico 3318 si può ancora vedere bene l’insegna che fu della storica farmacia “Alla Testa d’Oro”, oggi negozio di souvenirs.

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Dietro la grande testa dorata, semicancellata dal tempo, si legge ciò che rimane di una vecchia insegna: “Theriaca Andromachi”. L’insegna di un’altra farmacia (alle due colonne in Campo San Canzian) recita ancora oggi “Teriaca Fina in Venezia”. La Theriaca (o Teriaca) era uno dei preparati medicamentosi più in voga a Venezia, a metà strada tra il farmacologico e il magico, le cui diverse ricette si sono succedute con le mode curative delle varie epoche: alla base almeno una sessantina di sostanze, non ultima carne essiccata di vipera. Nel 1760, proprio alla “Testa d’Oro”, la Triaca si dovette produrre più volte, per il gran consumo che se ne fece quell’anno: i facchini che pestavano gli ingredienti in certi mortai di bronzo, appena fuori dalla botteghe, portavano una caratteristica giubba bianchiccia, braghe rosse con sciarpa gialla e un berretto celeste e giallo con piuma rossa. Durante il lavoro, alternavano ai colpi di mazza un canto: “Per veleni, per flati ed altri mali – la Triaca gh’à el primo in ‘sti canali”. Il medicinale era così potente “da guarire dalla peste e preservare dalle malattie contagiose; da scacciare dal corpo gli umori malvagi, ridonando la quiete dello spirito; medicare le punture di scorpione e i morsi di vipera e di cane; liberare dalla tisi e dalle febbri; rischiarare la vista e sanare i mali dello stomaco”, e così via. I Veneziani appresero la ricetta dai Greci e dagli Arabi, ma divennero così abili a preparare il composto che gli stessi popoli del Medio Oriente, primi depositari dei segreti del Greco Andromaco, non prestarono fede ad altra Theriaca che a quella Veneziana. Oggi la Theriaca è scomparsa; ne rimane, appena visibile, il nome sopra la porta di una farmacia che non esiste più, e sull’insegna di un’altra. In campo Santo Stefano invece, all’altezza dei civici 2799 e 2800, è possibile vedere ancora alcune forme circolari scavate sul selciato dalla base dei mortai.

www.photowalkinvenice.com

Sono passato centinaia di volte davanti all’insegna della storica farmacia “Alla Testa d’Oro”, durante uno dei miei Photo Tours, ma essendo la salizada invasa da bancarelle non avevo mai notato la testa d’oro e l’antica scritta. Un grazie quindi ad Albero Toso Fei per questo racconto, che potete trovare sul suo libro “Venezia Enigma”, edito da Elzeviro, a pagina 186.

www.albertotosofei.it

 

La festa delle Anime

Come usare a proprio favore una fantastica (e difficile) luce.

La-festa-delle-anime-a-San-Michele

La comunità Greco-Ortodossa, presente a Venezia con una propria chiesa fin dal 1537, celebra a giugno la festa delle Anime, nel cimitero di San Michele. In questo caso, una fantastica luce arrivava dai finestroni superiori, e il fumo dell'incenso la rendeva ben visibile. Dovevo stare attento ad esporre correttamente e ho deciso per sovraesporre le finestre, in modo da avere sufficiente dettaglio nella scena sottostante, che avveniva all'interno della chiesa. Scattata con Leica M 240, 28mm Elmarit f2,8: 1/45s f/6,8 iso 400.

Il chiostro di San Francesco della Vigna

Questo è un luogo di pace, dove mi piace sostare durante un Photo Tour.

Il-chiostro-di-San-Francesco-della-Vigna

I chiostro di San Francesco della Vigna si trova accanto alla chiesa omonima ed è un luogo di pace, dove spesso, specialmente durante l'estate, mi piace sostare durante un Photo Tour. E' un'ottima occasione per vedere le foto scattate, riposarsi dal caldo, ed iniziare a parlare di composizione ed inquadratura. Per gli amanti dell'arte, in fondo a questo corridoio pavimentato con antiche tombe, si trova una cappella in cui è esposto un bel quadro di Giovanni Bellini: la Madonna con bambino tra Giovanni Battista, San Francesco, San Girolamo, San Sebastiano e il committente dell'opera. Scattata con Leica M 240, 28mm Elmarit f2,8: 1/60s f/8 iso 400.

Corte privata a Castello.

L'importanza di parlare la lingua del posto.

Corte-privata-a-Castello

Per fortuna parlo Veneziano. Si, perché a Venezia la lingua dei Dogi è ancora molto usata e può aprire molte porte. Questo ne è un tipico caso: ero nel bel mezzo di un Photo tour con una coppia di persone e da lontano noto questo vaporetto in una corte interna, in fondo ad una calletta. Ci avviciniamo e inizio a parlare con il proprietario della casa da cui dipendeva la corte. Era molto fiero che fotografassimo la sua opera! Foto scattata con Leica M 240, 28mm Elmarit f2,8, 1/15s f11, iso 200.

I viaggi magici dei Veneziani

Quando il Photo Tour a Venezia si ferma nella casa natale di un Papa.

Questa porta è uno dei sette luoghi attraverso i quali i Veneziani possono raggiungere località lontane, nello spazio e nel tempo.

Corte del Papa, a Castello

Corte del Papa, a Castello

Gli animali scolpiti all’inizio del “sotoportego”

Gli animali scolpiti all’inizio del “sotoportego”

“Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti (spiegava il grande disegnatore Veneziano Hugo Pratt – creatore del personaggio di Corto Maltese – nel suo “Favola di Venezia”): uno in calle dell’Amore degli amici, un secondo vicino al ponte de le Meravegie, un terzo in calle dei Marrani, a San Geremia in Ghetto. Quando i Veneziani sono stanchi della autorità costituite, si recano in questi tre luoghi segreti e, aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle corti, se ne vanno sempre in posti bellissimi e in altre storie”.

Ciò che resta della porta acquea dell’antico palazzo che diede i natali a Papa Paolo II nel 1417.

Ciò che resta della porta acquea dell’antico palazzo che diede i natali a Papa Paolo II nel 1417.

Secondo altre versioni, i luoghi magici di questo tipo sono sette. Uno facilmente individuabile è in prossimità di Campo de la Bragora (conosciuto anche come Campo Bandiera e Moro). Fatti pochi passi per la Calle della Pietà, il primo sotoportego a destra, sotoportego del Papa, si apre sull’omonima corte e sbuca poi in canale. Qui nacque nel 1417 il patrizio Veneziano Pietro Barbo, destinato a diventare Papa, nel 1464, col nome di Paolo II. Egli pacificò i principi d’Italia, ed in quella occasione si coniò una moneta con la dedica “Paulo II Pacis Italicae Fundatori”. Morì nel 1471. Se ci inoltriamo verso la bocca d’acqua vedremo alla base del primo arco degli antichissimi fregi a forma di animale, presumibilmente dei leoni, e poco più avanti, stranamente separato dal corpo del sotoportego, un portale in marmo rosa,: è quanto resta della porta acquea della casa dei Barbo. Certo bisogna essere in grado di sfruttare questi cancelli aperti verso l’infinito, ma questa porta è uno dei sette luoghi attraverso i quali i Veneziani possono – seguendo i loro desideri – raggiungere località lontane, nello spazio e nel tempo.