Nell’antico squero di San Trovaso ho accompagnato durante un Photo Tour nientemeno che il grande fotografo John Sexton!
Lo Squero di San Trovaso è uno degli ultimi antichi cantieri rimasti a Venezia, dove ancora oggi si costruiscono le gondole e dove qualche tempo fa, ho accompagnato durante un Photo Tour nientemeno che John Sexton, lo storico assistente (e ora affermatissimo fotografo di fama internazionale) del grande fotografo Americano Ansel Adams. Da più di mille anni la gondola è l’imbarcazione Veneziana per eccellenza, C’è chi ne fa discendere il nome dal greco Kondy, o da Kontyilion, chi da Cuntelas; altri lo fanno derivare dal latino Cymbula, ossia “barchetta”, o da Concha e quindi – diminutivamente – Conchula. Di sicuro è proprio una barchetta, una Cymbula (oppure, ancora dal greco, una Kondoura, una “barca dalla coda corta”). L’imbarcazione viene citata per la prima volta con l’appellativo di Gondolam in un decreto del doge Vitale Falier risalente al 1094, con il quale si dispensavano gli abitanti di Loreo dall’apprestarne ancora per il doge. Una volta era usata principalmente per il trasporto di persone, come collegamento tra i vari punti della città che aveva molti più canali e molti meno ponti.
Oggi è soprattutto richiesta dai turisti in visita a Venezia. Una leggenda vuole che già nell’ 809, la figlia di un altro doge, Angelo Partecipazio, la bella Estrella, andasse ad incontrare re Pipino, figlio di Carlo Magno, su di una gondola, allo scopo di indurre il sovrano a desistere dall’impresa di inseguire i Veneziani ritiratisi nelle isole di Rialto, dopo la conquista di Malamocco da parte dei Franchi (con questo doge, Angelo Partecipazio, il governo fisserà infatti la sua sede a “Rivolato”, l’attuale Rialto). L’impresa della veneziana, nota come “la Rosa di Venezia”, non riuscì: Pipino, insensibile al garbo e al fascino della bella, manifestò la sua volontà di una lotta che gli fu fatale: l’alta marea, sommergendo la diga che egli aveva fatto costruire per lanciare le sue truppe all’assalto, permise infatti ai Veneziani di riportare una schiacciante vittoria. La leggenda ha comunque un finale tragico: mentre Estrella approdava nella zona di Rialto fra le grida esultanti dei vincitori, una pietra lanciata per errore da una catapulta si abbattè sulla gondola e la ragazza sparì tra i flutti senza più riemergere. Nel punto in cui scomparve, si eleva oggi il Ponte di Rialto.
Un grande grazie ad Albero Toso Fei, che nel suo libro “Venezia Enigma”, edito da Elzeviro, da pagina 134 ci racconta l’origine della gondola.