Il prossimo mistero che cerco di svelare si svolge nel sestiere di Castello, e più esattamente ai piedi del Ponte della Comenda.

La Scuola degli Schiavoni, o Scuola Dalmata.

La Scuola degli Schiavoni, o Scuola Dalmata.

Qui, in una sala dell’allora Ospizio di Santa Caterina di proprietà dei Gerolosimitani, il 19 marzo 1451 alcuni Dalmati residenti a Venezia si riunirono per chiedere alla competente Magistratura, cioè al Consiglio dei Dieci, il permesso di riunirsi in Confraternita. Permesso che venne accordato il 19 maggio dello stesso anno.

E’ interessante notare come, a più di cinque secoli di distanza, la Confraternita della Scuola Dalmata sia sopravvissuta alla stessa Repubblica alla quale chiedeva l’autorizzazione ad esistere. Solamente due Scuole infatti, sopravvissero alle soppressioni di Napoleone: la Scuola Grande di San Rocco e, appunto, la Scuola Dalmata.

Sono molti i tesori conservati al suo interno, tra cui il famosissimo ciclo pittorico di Vittore Carpaccio, che ha reso la Scuola famosa in tutto il mondo, dipinto tra il 1502 e il 1511 e raffigurante tre episodi della vita di San Giorgio, tre di San Girolamo, uno di San Trifone e due episodi tratti dai Vangeli: la chiamata di San Matteo e l’orazione nell’orto degli ulivi.

Stavolta però voglio concentrare la nostra attenzione su un particolare che a molti sfugge.

Percorrendo tutto il piano terra della Scuola Dalmata (detta anche Scuola degli Schiavoni), a sinistra dell’altare centrale che contiene le reliquie di San Giorgio e San Trifone - alla base della scalinata che porta al piano superiore - vedrete un’acquasantiera con una forma particolare: è infatti sorretta da una mano, e tutto l’insieme è incastonato nel muro.

L’acquasantiera all’interno della Scuola Dalmata

L’acquasantiera all’interno della Scuola Dalmata

Un pezzo di interessante fattura che – si capisce immediatamente - non era stato creato né per quel proposito né per quel luogo.

Tra le varie ipotesi sulla sua provenienza, quella senz’altro più interessante ci porta all’interno della Chiesa dei Frari.

Entriamo in questa grande e meravigliosa Chiesa gotica e, nell’abside centrale, vedremo a destra e a sinistra dell’Assunta di Tiziano, i monumenti funebri rispettivamente dei Dogi Foscari e Tron.

Il monumento funebre al Doge Tron nella Basilica dei Frari

Il monumento funebre al Doge Tron nella Basilica dei Frari

La tomba del Doge Tron – opera del Rizzo - presenta almeno due aspetti particolari: innanzitutto è il primo monumento funebre in cui il Doge viene raffigurato vivo e in piedi (modalità ripresa subito dal Lombardo per il monumento funebre del Doge Pietro Mocenigo a Ss. Giovanni e Paolo), ed inoltre: guardate attentamente la statua alla vostra sinistra rispetto al Doge Tron e noterete come le manchi la sua mano destra, che con ogni probabilità sorreggeva un piccolo catino. Qualcuno sostiene che la mano che si trova sotto forma di acquasantiera nella Scuola Dalmata potrebbe essere proprio la sua mancante.

Particolare del monumento funebre al Doge Tron

Particolare del monumento funebre al Doge Tron

Interrogato sull’argomento, il Guardian Grande una volta mi disse che le acquasantiere con quella forma erano addirittura due, all’interno della Scuola Dalmata, ma una di esse andò perduta (non si sa se rotta o rubata) durante i lavori di restauro nei primi anni ’70.

Ma troviamo il collegamento più sorprendente proprio in Dalmazia, nella Cattedrale di San Giacomo.

Esterno della Cattedrale di San Giacomo a Sebenico

Esterno della Cattedrale di San Giacomo a Sebenico

Questa sorge nella città di Sebenico e alla sua costruzione parteciparono molti artigiani veneti, oltre che locali.

Dopo aver ammirato le 71 sculture di teste umane sulle pareti esterne della Cattedrale, entrate e percorrete tutta la navata centrale. In fondo sulla destra, incastonata nel muro, noterete un’altra mano che sorregge un catino, messa lì a fungere proprio da acquasantiera!

L’acquasantiera nella Cattedrale di San Giacomo a Sebenico, in Dalmazia

L’acquasantiera nella Cattedrale di San Giacomo a Sebenico, in Dalmazia

L’acquasantiera nella Cattedrale di San Giacomo a Sebenico, in Dalmazia

L’acquasantiera nella Cattedrale di San Giacomo a Sebenico, in Dalmazia

Ora, c’è senz’altro un collegamento tra le varie mani che spuntano dai muri della Scuola Dalmata e dalla Cattedrale di San Giacomo.

Un’ipotesi potrebbe essere che l’acquasantiera della Cattedrale di San Giacomo provenga dalla Scuola Dalmata (da cui sparì nei primi anni ’70), anche se quella di Sebenico sembra essere in loco da molto più a lungo.

Un’altra ipotesi è che fosse usuale anche presso i Dalmati riutilizzare dei pezzi di statue provenienti da altre sculture come materiale di recupero, e quindi chissà quante altre ce ne potrebbero essere in giro e chissà di quale provenienza.

All’epoca era normale riutilizzare antichi materiali, che poi ritroviamo sparsi in giro per la città. Ne sono un esempio – tra molti altri possibili a Venezia - il capitello del VI° secolo di corte Muazzo proveniente da Ravenna e i pezzi di tomba romana del I° secolo che si trovano alla base sia del IV° Moro, sia di Rioba (il “Moro” d’angolo in Campo dei Mori) sia alla finestra di Palazzo Mastelli “Del Cammello”, provenienti da Quarto d’Altino, e di cui scrivo negli altri articoli.

In questo caso però, se consideriamo la data di ricostruzione della Cattedrale di Sebenico (1431) e quella della Scuola Dalmata (1550), questi “materiali di recupero” sembrano contemporanei o quasi.

Quindi chiedo:

Qualcuno ha notizie riguardo alla mano mancante della statua alla destra del Doge Tron?

E qualcuno ha notizie riguardo alla maniera di riutilizzare come acquasantiera questo particolare della mano che sostiene un catino?

Qualcuno ha notizie di altre acquasantiere come queste?

Il mistero continua… 

Marc De Tollenaere

www.photowalkinvenice.com

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