Per tutti coloro che si stanno domandando come si vive adesso a Venezia
A volte sembra quasi che l’Universo congiuri per riportare le sue leggi e per obbligare con la forza gli esseri umani a vivere in un modo più equilibrato.
Fino ad una settimana fa eravamo intenti a correre da tutte le parti per lavorare 14 ore al giorno (sabati e domeniche incluse, ovviamente) dietro la folle corsa all’oro che mai ha fine, adesso invece ci ritroviamo con ore, giorni e settimane da passare a casa. Non sono dispiaciuto per questo.
Mi piace molto passare il mio tempo con mio figlio, ha 10 anni. Le scuole sono chiuse, e abbiamo la possibilità di imparare insieme, non solo di corsa dal sussidiario, ma anche facendo ricerche e giochi per conto nostro.
Qualche giorno fa abbiamo iniziato la costruzione della sua casa dei sogni, sull’albero che da quel è diventato il suo luogo privilegiato per leggere.
Domenica mattina, insieme al mio amico Paolo, sono andato a vogare in un Canal Grande deserto. Nessun taxi acqueo, nessuna barca a motore privata, niente onde che rovesciano le barche a remi.
I veneziani adesso stanno vivendo come era per loro abituale fino a trenta anni fa, prima che decidessero in maniera troppo facile e con una visione troppo miope, di fare del turismo la monocultura della attività economiche a Venezia. Parlando con le persone più anziane, tutti si ricordano che fino all’inizio degli anni ’90 molti alberghi chiudevano da novembre a Pasqua, e i gondolieri avevano un secondo lavoro da fare fuori stagione. A Venezia per secoli sono esistiti anche altri lavori, non solo il turismo. Il fatto è che fino a 30 anni fa a Venezia vivevano 100.000 persone residenti, adesso invece non ci sono più né turisti, né residenti.
Questa mattina gli spazzini erano regolarmente al lavoro, ma non avevano granché da fare… Si può camminare e fermarsi di fronte ai maggiori monumenti che hanno fatto di questa città la più importante del mondo in fatto di arte. Questi luoghi sono di solito affollati da centinaia di turisti intenti a farsi i selfies senza nemmeno capire che cosa hanno di fronte. Qualche tempo fa ho sentito italiani farsi il selfie di fronte al Ponte dei Sospiri, credendo che fosse il Ponte di Rialto.
Ieri invece il Ponte dei Sospiri era tutto per me, e ho potuto finalmente apprezzare la linea dei tre ponti uno dietro all’altro e la prospettiva del Palazzo Ducale sulla sinistra e delle prigioni sulla destra. Lo stesso deserto era in Piazza San Marco e sotto le arcate del Palazzo Ducale.
In un momento come questo, più che i turisti, mi mancano i residenti, persone cacciate da Venezia dai loro stessi fratelli veneziani, i quali hanno deciso di cambiare ogni appartamento, cantina o soffitta in un B&B.
Per quanto riguarda l’epidemia di Covid 19, finora tre persone sono morte a Venezia, tutte già affette da gravi patologie precedenti.
Quindi:
mi dispiace per quelli che sono morti;
mi dispiace per quelli che sono senza lavoro per le prossime settimane;
mi dispiace per quelli che devono pagare € 5000, oppure € 10.000, oppure € 15.000 (al mese, non all’anno) per affittare un negozio da 100 metri quadri.
Non mi dispiace per tutti i veneziani che hanno deciso di cacciare i loro fratelli fuori da Venezia e che adesso si ritrovano vuoto il loro B&B;
Non mi dispiace per quei veneziani che hanno alzato i prezzi di ogni metro quadrato a Venezia fino a cifre da capogiro, obbligando gli artigiani a chiudere e facendo sparire fornai, fruttivendoli e tutto il resto. Mi auguro che quelle cifre non verranno mai più pagate.
Detto questo, in ogni caso è un privilegio poter vivere nella più bella zona rossa del mondo.
Marc De Tollenaere